Facsimile. Tutto nasce da qui.

Nei secoli scorsi, Principi e Regnanti, Papi e casate nobiliari, commissionavano dei "libri" realizzati interamente a mano, per gli usi più svariati, dai Portolani per i naviganti, ai Libri d'Ore per l'educazione di giovani principesse, Bibbie, Messali, e tanti altri, usati a volte come doni tra le Corti o per inviare messaggi particolarmente importanti al Re di turno.

La qualità era eccelsa, scritti a mano su pergamena, rilegature sfarzose e preziose, illustrati da miniature in cui splendevano i colori e spesso gli ori, ori veri, applicati con parsimonia o a piene mani.

Esemplari unici, di cui molti sono arrivati fino ad oggi, ma che purtroppo quasi mai sono visibili.

Le Biblioteche di tutto il mondo li custodiscono nei caveau, ma non vengono mostrati a nessuno, perchè il solo aprirli e sfogliarli comporterebbe danni sicuri quanto irreparabili.

Unico modo per vederli e toccarli è quello di realizzare una copia, un facsimile, assolutamente identico.

Da qui la necessità di fotografare questi mostri sacri, pagina per pagina, con problemi organizzativi e tecnici enormi, che io personalmente ho dovuto conoscere ed affrontare.

I volumi sono preziosissimi, spesso sotto la custodia continua della vigilanza armata e controllati a vista.

Ma sono anche in pergamena, delicatissimi da maneggiare, vecchi di secoli, i pigmenti e le colle sono ormai quasi fatiscenti , e fotografare un foglio con la maggiore planeità possibile non è cosa semplice, e comporta responsabilità enormi.

Qui la mascherina ed i guanti andavano di moda già vent'anni fa.

C'è poi il problema del fotografare gli ori, evidenziando le varie caratteristiche, oro a polvere, oro in lamina, superfici lisce o lavorate, ori gialli, ori rossi , e tanti altri problemi che si scoprono di volta in volta, quando si cerca di illuminarli .

Nota tecnica, gli ori si illuminano sempre per riflessione, mai con luce diretta, se no risultano neri,  ìma quando la decorazione è sulla curva vicina alla legatura e non si può appiattire la pagina, il problema diventa decisamente complicato.

A me, tutto  questo è costato giorni, settimane e mesi di prove in studio, e set di luci sperimentati ed inventati fino al limite della perversione. 

Know how, si chiama così.

Unica certezza, dai primi test effettuati col digitale non ancora ben tarato, abbiamo recuperato circa il 20% di dati di colore in più, soprattutto nei toni scuri, rispetto a splendide diapositive 20x25 realizzate da Fotografi che sapevano lavorare bene, con i libri smontati ed i fogli in piano.

Il primo sensore digitale che ho usato era il vecchio insuperabile Dicomed, con luci a scarica (orribili), accoppiato alle ottiche strepitose delle macchine a banco (Apo Ronar, Sironar, ecc).

Definizione ineguagliata, i pori della pergamena erano crateri lunari, e le scagliette d'oro di mezzo millimetro erano un piano di metallo dettagliatissimo, ma i tempi di scatto erano di un'ora ognuno, dolorosissimi.

Poi finalmente sono nati i dorsi ad area, quelli che vanno col flash, le ottiche dedicate al digitale, sensori sempre più evoluti , e questo genere di ripresa è diventato più accessibile.

I dorsi e sensori Sinarback ed Hasselblad  sono diventati successivamente le autostrade digitali per aumentare la produzione pur salvando la qualità.

Oggi molti libri si possono fotografare anche con una buona 24x36 , con ottica adeguata, e la riproduzione risulta eccellente.

 

 

 

 

Conosco molti grandi Artigiani, veri e propri maestri nel loro lavoro, nei settori più disparati. Prima o poi tutti finiscono col dire la frase fatidica  "Sto facendo una sfida. Con chi ?  Con me stesso" . Per questa foto avevo solo la richiesta di far vedere più particolari e meglio possibile.

Partendo da questo mi sono voluto inventare una vera e propria acrobazia, fatta di  obiettivi, inquadratura, prospettiva e luci, " voglio farti vedere sia la copertina che l'interno, gli ori ed i colori, anche quelli della pagina miniata". Una sofferenza di prove e spostamenti di tutto il set, ma in realtà ti diverti.

Ecco, alla fine è esattamente come l'avevo immaginata. Il soggetto meritava sicuramente tutto questo,  è il raro e prezioso Fac Simile della Divina Commedia  di Federico da Montefeltro, realizzato dall'Editore Franco Cosimo Panini  https://www.danteurbinate.it/

Come ho fatto a tenere aperta la copertina ? Non me lo ricordo, uno dei mille piccoli trucchi dell'allestimento-set, segreto professionale ! 

Immagine aggiornata e rivisitata oggi, 23 ottobre 2020. Il primo scatto di questa foto è del 29 maggio 2012, la data fatidica in cui, alle 9,03 avvenne a Modena la scossa sismica di magnitudo 5,9.

Questo set, difficile e complesso da progettare, allestire e fotografare, era molto instabile, alcuni volumi sono decisamente enormi, pesanti, ed in equilibrio precario, con tutti i mille artifizi che si usano in sala di posa, ma, mentre tutto lo studio si avvitava e contorceva come se fosse di gomma, è rimasto stranamente intatto.

La preoccupazione per il set in quel caso è veramente stata maggiore di quella per il terremoto.

I soggetti , di grande pregio, sono i facsimili di Codici Miniati Antichi realizzati dall'Editore Franco Cosimo Panini https://grandiopere.fcp.it/facsimili/it/la-biblioteca-impossibile/

Per me questo genere di fotografia rappresenta , oltre che una specializzazione estrema ed un know how duramente conquistato, anche una forma di esperienza culturale ed emozionale importante.

Poter vedere dal vivo gli stessi libri che toccavano i Medici, gli Sforza i Duchi D'Este o i Pontefici dei secoli passatii ti emoziona davvero.

 

E' un genere fotografico molto trendy.

In qualunque ristorante chiunque fotografa religiosamente quello che arriva in tavola. Gli Chef diventano sempre più bravi nelle composizioni, e le cromìe sono importanti come le forme.

Gli smartphone hanno prestazioni da macchina fotografica seria, e sempre più persone fotografano i loro piatti con risultati davvero notevoli.

Il mio "mestiere" è però diverso.

Se MSC CROCIERE nel menu del Room Service ha questa panna cotta con marmellata di mirtilli rossi, e la presenta esattamente così, questo bicchiere deve essere fotografato senza nessuna possibilità di arricchire l'immagine con  nessun altro elemento.

La devi fotografare così com'è. Ma deve essere bella, ed i colori devono essere identici, nè più saturi nè più spenti.

E allora come fai ? Semplice, te la giochi con la luce.

Bank, spot, griglie, controluce, sfoderi tutto, ma tutto da dosare al millimetro, col bilancino da farmacista, niente effetti "facili" .

Dieci centimetri o cinque gradi  nella posizione di un flash fanno la differenza, e le devi calibrare, misurare, schermare, miscelare, inventare, finchè dentro di te non hai finalmente la sensazione del "bello".

Hasselblad HD II 39 e portatile Apple  danno sicuramente una bella mano per gestire la ripresa .

Oh, così va bene, anche se è una delle foto più difficili da fare, ma questo lo sappiamo tutti.

 

Sognarte, è il nome dell'Azienda.

Uno degli shooting più impegnativi e belli della stagione.

Oggetti dai colori fantasmagorici, forme di raffinata progettazione al CAD, finalmente libero da vincoli progettuali ed architettonici, stampa avveniristica in 3D.

Questo genere di prodotti, con mille forme e superfici,  è decisamente complesso da fotografare, ma la soddisfazione finale è sicuramente notevole.

A tutto ciò si aggiunge il genio creativo dell'Art Director, che ha sognato un richiamo ad Edgar Degas ed alle ballerine dei suoi quadri, per osare un contrasto, estremo, sì, ma risultato affascinante.

La posizione della giovanissima ballerina, che naturalmente mi ha autorizzato a pubblicare, è al limite dell'impensabile, ma un'immagine come questa difficilmente te la scordi.

Ho scelto lo scatto che più mi ha colpito, per una grazia ed eleganza impossibili , ma tutto il servizio è molto bello, purtroppo è in fase di stampa, pertanto dovremo aspettare il catalogo Sognarte.

Sottocategorie

Siamo a Modena, al centro della Motor Valley, fin dal giorno in cui Enzo Ferrari aveva in mente soltanto un progetto di auto.

La passione per la meccanica e le costruzioni è di casa, nel sangue, come in tutta l'Emilia Romagna.

Inevitabile che tante Case Italiane costruttrici di auto sportive siano nate qui e poi si siano concentrate

in quello che è diventato un vero e proprio distretto dell'Automotive.

Col passare degli anni poi, con la pratica diretta, si sono create delle conoscenze, soprattutto tecniche

ma anche estetiche, delle caratteristiche costruttive di ogni singolo modello prodotto.

Le maestranze così formate hanno poi trasmesso questa forma di cultura alle generazioni successive,

spesso di padre in figlio, o da maestro agli allievi di bottega, creando un fenomeno di competenze uniche 

ed inimitabili, in un ambito ristrettissimo di addetti ai lavori e di veri e propri referenti storici.

Tutto questo ha fatto in modo che attualmente i restauri di livello altissimo siano possibili 

solo qui piuttosto che in altre parti del mondo.

Quelli bravi ci sono anche in Inghilterra o nel Texas, o in altri posti, vero, ma qui è diverso.

Qui ci sono le radici, storiche e culturali, legate alle abilità artigianale ed all'esperienza diretta.

Il mio mestiere in questo settore nasce da quando frequentavo , come normalissimo lavoro,

le "fabbriche" , Ferrari, Maserati, Lamborghini, Bugatti, De Tomaso, fotografando

stabilimento, linee di produzione , motori, sale di prova, e spesso anche i prototipi segretissimi.

Poi col passar degli anni sono cominciati i restauri, ed è nata la necessità di documentare

quante e quali lavorazioni vengono fatte su un'auto, e soprattutto da chi e come.

Questa perfezione, qualità maniacale ed esasperata, spesso superiore a quella delle originali linee di produzione,

non  si vede più quando l'auto è finita e splendente, è nascosta, ma può far aumentare di molto il valore dell'auto.

Lo shooting sull'auto finita è il momento successivo,inevitabile , ed anche, fotograficamente, quello più entusiasmante.

Spesso però, purtroppo, nulla di quanto scattato è pubblicabile. Dura lex sed lex.

Le auto sono di proprietà di collezionisti, la cui privacy deve essere rispettata in modo assoluto,

per cui posso pubblicare raramente, quello che si può, con tutte le autorizzazioni del caso .

 

 

 

Se si può affermare che la tecnologia dell'Industria Italiana è eccellenza mondiale,

quella di Emilia Romagna e di Modena non è da meno.

Conosco e frequento molte Aziende, che producono le cose più varie.

Dalla cucina alla moto, dal ferro da stiro alla stampante di codici a barre, dal biomedicale alla macchina agricola,

gioielli e capi di abbigliamento, letti e mobili, ceramiche e legno, impianti e macchine per fare qualunque lavorazione,

di tutto insomma.

Tutte queste Aziende hanno l'esigenza di comunicare la loro struttura produttiva ed il loro prodotto,

due situazioni in cui il fotografo non è strettamente indispensabile, ma è spesso la soluzione migliore.

Le foto per un catalogo o un dépliant non sono molto diverse dalle foto che servono per il sito

o da quelle da allegare ad un preventivo via mail.

Una lunga esperienza mi facilita molto per consigliare la sequenza di foto migliore per descrivere

la struttura produttiva , sede, uffici e progettazione, linee di produzione, controlli di qualità,

personale e mansioni, magazzini, organizzazione della logistica , fino a descrivere

la filosofia aziendale di cura del prodotto e rapporto col cliente.

Arriviamo così al risultato di tutto questo proceddo : il prodotto finale.

Alcuni, per dimensione, peso e facilità di movimento, si possono fotografare in studio.

E' meglio, perchè le luci sono gestibili più facilmente, ed i controlli dello scatto possibili in tempo reale.

Altre volte invece ( un trattore, o un pistone idrailico di vari quintali o cose comunque problematiche)

è necessario fotografare in loco.

Niente di impossibile, si allestisce il set nella sede del committente , e le foto si fanno senza

spostare i prodotti, la resa finale è comunque ottima.