Ho conosciuto quello che tutto il mondo definisce "il mito, la leggenda", il Designer della Miura, della Countach, della Marzal, della Mistral, della Lancia Stratos, e di tante altre, a casa sua; effettivamente c'era da sentirsi in preda ad un imbarazzo reverenziale. Di fronte a personaggi così di solito ci si aspetta anche un atteggiamento altezzoso, un po' scostante e pieno di sè, invece è riuscito a stupirmi. Era programmata come un'intervista, ma si è rivelata una bella chiacchierata, rilassata e direi quasi amichevole. Grazie anche alla sensibilità, cultura specifica ed intelligenza dell'intervistatrice, Daniela Borrini, che stava preparando il suo articolo https://www.internationalclassic.com/marcello-gandini-designer-del-futuro-capitolo-1/
Io me la sono goduta come spettatore, ho potuto fare in pace tutte le foto che volevo, ed ho scoperto un mondo di interessi comuni con questa persona inaspettatamente gentile, comunicativa e disponibile. Così tra una chiacchiera e l'altra ci siamo raccontati il comune corso di duri studi, gli stessi interessi umanistici, il modo uguale di ascoltare musica e silenzi, la passione per le camminate in montagna, l'amore per la vecchia Moto Guzzi V7 ( io con la Special, lui con la Sport, preparata da un fenomeno dei motori, Lino Tonti, quello della LINTO, non so se mi spiego...). Abbiamo fumato insieme, ma più che un vizio sembrava il fumo cerimoniale degli Indiani d'America, quello che suggellava le amicizie, così, semplicemente, seduti per terra in una tenda.
Sarò un visionario, ma la magia del posto e del momento era lì, davanti a noi.
Di tutte le foto che gli ho fatto questa è la mia preferita. Mi piace proprio. Come lui, mi fa venire in mente il carpino, o il frassino.