Un prodotto industriale deve sempre essere fotografato per poterlo comunicare al mercato.
Queste sono mole diamantate, nelle ceramiche si usano continuamente, sono prodotti di qualità elevatissima, con caratteristiche fisiche e meccaniche eccezionali.
Splendide, ma sono oggetti di un certo peso, non comodi da maneggiare, e soprattutto hanno un modo tutto particolare di reagire alla luce.
Facilissimo farli sembrare pezzi di ferro grigi, facilissimo non far vedere i rilievi, gli inserti ed i vari tipi di metallo, una luce piatta li spegne, non marca le quote e non distingue i metalli.
Da qui in poi nasce una vera e propria sfida con la luce, con la prospettiva e con gli obiettivi.
Con lo smartphone qualche volta hai fortuna, oppure devi essere veramente bravo, direi che non ci puoi contare.
Nella mia esperienza, il primo problema da risolvere è vedere caso per caso come si comporta il prodotto, come "prende la luce".
La macchina fotografica deve avere un sensore valido, produrre un file di dimensioni generose e di buona qualità, senza interpolazioni di default, ma soprattutto l'ottica deve essere superlativa, l'obiettivo deve essere una buona lente, che ci vede bene e senza problemi ottici, anche perchè spesso fotografo quasi controluce.
In studio uso i flash elettronici, e non c'è una regola unica per il tipo di parabole o di bank, ogni prodotto è un caso a sè, servono infiniti aggiustamenti di luce, in altezza ed in angolazione, ed ognuno cambia completamente l'immagine, scelta lunga, ma alla fine il risultato arriva.
In esterni invece spesso basta un buon cavalletto, tempi lunghi e diaframmi chiusi, perchè le sfuocature sono facilissime a distanza ravvicinata e con ottiche lunghe.
Sì, lunghe, tele o medio tele, i grandangoli costringono a stare troppo vicino al soggetto, le deformazioni prospettiche sono enormi e sgradevoli, ed i riflessi sono meno gestibili.
La prima difficoltà di questa ripresa è "vedere" la luce, valutarne gli effetti ed i valori, la seconda difficoltà è riuscire a registrare esattamente quello che hai visto, cercato e deciso, combattendo con la gamma di toni registrabili dal sensore.
Secondo passaggio fondamentale è la postproduzione.
Una scontornatura è semplicissima, ma poi scopri che le officine non lavorano per il fotografo, badano al sodo e non si preoccupano di segni e macchie, zone chiare e scure, ed altre sciocchezze simili, ma nella foto si vedono, distraggono e non rendono giustizia al prodotto.
C'è poi la scelta, sempre difficile, di cosa evidenziare e come, di rendere la plasticità di un oggetto quasi monocromo, di sottolineare quella luce che hai scelto in ripresa.
Una parola a parte la merita la gestione dei contrasti. Qui, dopo decenni di esperienze, ho deciso che la regola è osare, ci vuole coraggio, pur facendo attenzione a non perdere i toni estremi di bianchi e di neri.
Insomma, non è una ripresa semplice nè facile, ma il risultato finale è decisamente bello.