E’ cominciato tutto molti anni fa, fotografando per Bonhams e Finarte.
Già prima di conoscerli ero abituato a fotografare auto, in quei tempi, tra le tante officine meccaniche di Modena, ce n’erano alcune che si chiamavano Ferrari, o Maserati, o Bugatti, o De Tomaso, o Lamborghini. Era abbastanza normale che un Ufficio Acquisti di qualcuno di questi ti telefonasse per fotografare un’auto; belle, sì, ma le problematiche erano simili a quelle di tanti altri prodotti industriali : niente di strano, Hasselblad, cavalletto, pellicole, la fantastica Ektachrome 100, obiettivi, esposimetro, il caro vecchio Lunasix, tre scatti in positivo e tre in negativo. Confesso che mi sarebbe piaciuto diventare il fotografo di corte della Ferrari, era la più prestigiosa, ci ho provato, ma il grande capo, Enzo Ferrari, era ostinato e cocciuto, il fotografo delle sue auto era il compianto Cavalier Gildo Mantovani, e solo lui, suo amico e coetaneo, fotografia industriale della Vecchia Scuola, negativi bianco e nero formato 18x24, stampa, e dovevi vedere anche la più piccola delle viti, e pure se era a taglio o croce, questo lo standard, niente di più niente di meno, mentre fuori dalla porta c’era la fila di fotografi da tutto il mondo, ignorati.
Poi passarono gli anni, e le grandi Case D’Aste presentavano, come oggi, gli stessi modelli, ma restaurati, e di questi dovevo documentare, come faccio tuttora, ogni fase di lavorazione, perché ad auto finita non si vede più com’era prima e cosa gli è stato fatto, alle lamiere, alla meccanica, agli interni, all’impianto elettrico, ed i componenti ed accorgimenti usati. Tutta questa documentazione fotografica irrepetibile ovviamente sostiene non poco il valore dell’auto, per quella di cui stiamo parlando, ad esempio, un milione di euro è abbastanza comune e quasi basso, potendo arrivare anche a due, tre o quattro. La compreresti a cuor leggero senza sapere di preciso quanti e quali lavori sono stati fatti ? Ti fidi della parola del venditore o vuoi vedere le foto ?
Poi, circa quindici anni fa, improvvisamente sono rifiorite le Miura. E’ un’auto elegantissima, design tra i più belli al mondo, Marcello Gandini docet, meccanica estrema, semplice e brutale, pregio intramontabile. Vengono cercate con accanimento da detective in tutto il mondo, tra fienili, magazzini, deserti e boscaglie, coperte di polvere, sabbia, fango e ragnatele. Seguono restauri da gioielleria, ed alla fine sono più belle di quando sono uscite dalla fabbrica. Ne fotografi una, due, tre, poi tante che alla fine per distinguerle devi chiamarle col numero di telaio ; malgrado questo non mi sono ancora stancato di fotografarle. Così posso alimentare il mio divertimento più piacevole, i poster a tema. Scusate se l'immagine è un po' compressa, in realtà è stata progettata per essere stampata almeno a 100x200 cm, ma mi piaceva lo stesso farvela vedere, in qualunque formato ha un bell'impatto.
Per i fanatici di tecnica, quella grande, centrale, aperta, è appena stata sottoposta ad un trattamento di micropallinatura, ed è pronta per le fasi di verniciatura.