Philippe Daverio in visita alla B Engineering, il regno di Jean Marc Borel (Bugatti, Edonis...) e dei suoi Artigiani battilamiera, Afro ed Oriello. La posa non è artificiale, si è messo lì in mezzo, da vero istrione istintivo e spontaneo, a parlare della "Intelligenza del Tatto" caratteristica degli artigiani modenesi. Lo ascoltavamo incantati , sulla soglia di nuovi tempi che si profilavano affascinanti, mostre, museo, grandi progetti in arrivo.
Appena conosciuto, grande feeling a sorprendermi da subito, scompare poco dopo all'improvviso. Anche lui è uno di quelli che mi mancano, molto.

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Dieci minuti a disposizione per fotografarla, il camion che aspetta davanti al capannone per caricarla, devi decidere dove fotografarla, con che luce, con che ottica, con che esposizione, e controllare tutto, ruote, cofani, portiere, vetri, tutto.
Scatti, e poi via, sognando con profonda invidia gli shooting lunghissimi in studio...
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E' stata l'auto di James Bond, a partire dai tempi dell'agente 007 in Missione Goldfinger.

Elegantissima.

Questo colore non è quello dei film, il grigio leggendario, ma non è spiacevole e le dona quell'aria vagamente nobiliare tipicamente britannica che spesso associamo alle Auto d'epoca Inglesi, Rolls Royce, tanto per non far nomi, o Jaguar o Bentley e via dicendo, tutte Marche che hanno lasciato un'impronta storica  importante nel mondo dell'Automotive.                                  

Dovendola fotografare, ho incontrato subito un problema che non è raro per auto di questo genere : non può girare in strada, almeno oggi, per problemi di burocrazia, pertanto ti scordi le locations in ville, parchi, prati "all'inglese", fiumi, mari e laghi, albe e tramonti, in pratica tutti i bei posti in cui ci andresti a girare.

La fotografi lì dov'è, così com'è, c'è il muro di un capannone, posto obbligato, e di quello ti devi accontentare.

Di conseguenza tutta la mia attenzione si è concentrata nel valorizzare le linee dell'auto, e nel fare estrema attenzione che nel fondo non si vedessero elementi di disturbo, che ci sono sempre , tubazioni, porte e portoni, e tutto quello che normalmente c'è ma a cui non facciamo caso. La colonna lì dietro dà un po' fastidio, avrebbe bisogno di due colpi di Photoshop, ma per questo genere di foto mi sono imposto la regola di ritoccare meno possibile, spesso un ritocco potrebbe essere fonte di guai commerciali per il Cliente, come pure la pubblicazione senza autorizzazione esplicita.

Questa è quasi sempre l'inquadratura che preferisco quando la linea è complessa ed importante, pur senza trascurare il "volto" , la calandra ed i gruppi ottici; è il tre quarti anteriore un po' dal basso, rigorosamente con teleobiettivo e polarizzatore : gli interni si vedono, non ci sono riflessacci ( fortunato ! non c'erano ? c'erano sì, ma basta sapere evitarli con le angolazioni o smorzarli col filtro)  ed il colore stacca bene dal fondo, che a sua volta non distrae l'occhio, tutto concentrato sull'auto.

Chiaramente per questo tipo di ripresa non esistono regole assolute, ogni auto chiede le sue ( qui la lunga esperienza è una bella carta da giocare), e poi conta molto il tipo di sensibilità di chi scatta.

Ultima nota, dovendola spostare, sento un bel motore e vedo che ha una  buona ergonomia al posto di guida , insomma il vecchio James se l'è goduta proprio !

La prima difficoltà di una foto come questa è la location.

L'auto non si può portare fuori dal garage del proprietario, il capannone non è uno studio fotografico, muri bianchi, vetrate e finestre si specchiano su tutte le superfici.

La luce ambiente è pessima e distribuita male, e non si può scegliere l'ora dello shooting, orari di lavoro da officina e niente foto di notte.

Oltretutto c'è anche la fretta : per una vettura servono almeno otto viste intere e molti particolari, indispensabile un impianto di flash elettronici ed ogni

foto richiede un riposizionamento delle luci.

Non hai molto tempo, l'officina si ferma per te,  ed i costi devono essere contenuti.

Il risultato arriva col compromesso : fai una ripresa al meglio possibile eliminando i difetti di luce più gravi, quelli che renderebbero impossibile un ritocco,

 e ti affidi alla collaborazione con un buon tecnico per la postproduzione, in questo caso Enrico Maria Moretti, che, essendo anche un ottimo fotografo

conosce già tutte le problematiche della foto e sa come intervenire, Applausi.

 

Per questa elegantissima FERRARI 250 GTE ho scelto la foto che preferisco dallo shooting completo che la riguardava.

Dal punto di vista fotografico, qui sono applicate tutte le mie regole per una delle inquadrature più importanti e sintetiche: 3/4 anteriore con teleobiettivo, luce morbida da cielo velato, altezza di ripresa circa un metro e settanta, sfondo omogeneo senza elementi di distrazione dell'occhio, polarizzatore applicato al 90% per non spegnere tutti i riflessi dei vetri e carrozzeria.

Parlando invece dell'importanza dell'auto, la produzione è dal 1960 al 1963.

La 250 era posseduta da Ferruccio Lamborghini, è stata il "casus belli" della diatriba, nata tra i due, che diede inizio alla produzione di auto Lamborghini.

Alla lite assisteva, ovviamente, quello che è diventato il collaudatore storico di Lamborghini, Valentino Balboni.

Altro cliente illustre è stata la Polizia di Stato Italiana, che ne aveva un famosissimo esemplare in colore nero, comparso in vari film polizieschi.

Carrozzeria Pininfarina, classe raffinatissima.

Sottocategorie

Siamo a Modena, al centro della Motor Valley, fin dal giorno in cui Enzo Ferrari aveva in mente soltanto un progetto di auto.

La passione per la meccanica e le costruzioni è di casa, nel sangue, come in tutta l'Emilia Romagna.

Inevitabile che tante Case Italiane costruttrici di auto sportive siano nate qui e poi si siano concentrate

in quello che è diventato un vero e proprio distretto dell'Automotive.

Col passare degli anni poi, con la pratica diretta, si sono create delle conoscenze, soprattutto tecniche

ma anche estetiche, delle caratteristiche costruttive di ogni singolo modello prodotto.

Le maestranze così formate hanno poi trasmesso questa forma di cultura alle generazioni successive,

spesso di padre in figlio, o da maestro agli allievi di bottega, creando un fenomeno di competenze uniche 

ed inimitabili, in un ambito ristrettissimo di addetti ai lavori e di veri e propri referenti storici.

Tutto questo ha fatto in modo che attualmente i restauri di livello altissimo siano possibili 

solo qui piuttosto che in altre parti del mondo.

Quelli bravi ci sono anche in Inghilterra o nel Texas, o in altri posti, vero, ma qui è diverso.

Qui ci sono le radici, storiche e culturali, legate alle abilità artigianale ed all'esperienza diretta.

Il mio mestiere in questo settore nasce da quando frequentavo , come normalissimo lavoro,

le "fabbriche" , Ferrari, Maserati, Lamborghini, Bugatti, De Tomaso, fotografando

stabilimento, linee di produzione , motori, sale di prova, e spesso anche i prototipi segretissimi.

Poi col passar degli anni sono cominciati i restauri, ed è nata la necessità di documentare

quante e quali lavorazioni vengono fatte su un'auto, e soprattutto da chi e come.

Questa perfezione, qualità maniacale ed esasperata, spesso superiore a quella delle originali linee di produzione,

non  si vede più quando l'auto è finita e splendente, è nascosta, ma può far aumentare di molto il valore dell'auto.

Lo shooting sull'auto finita è il momento successivo,inevitabile , ed anche, fotograficamente, quello più entusiasmante.

Spesso però, purtroppo, nulla di quanto scattato è pubblicabile. Dura lex sed lex.

Le auto sono di proprietà di collezionisti, la cui privacy deve essere rispettata in modo assoluto,

per cui posso pubblicare raramente, quello che si può, con tutte le autorizzazioni del caso .

 

 

 

Se si può affermare che la tecnologia dell'Industria Italiana è eccellenza mondiale,

quella di Emilia Romagna e di Modena non è da meno.

Conosco e frequento molte Aziende, che producono le cose più varie.

Dalla cucina alla moto, dal ferro da stiro alla stampante di codici a barre, dal biomedicale alla macchina agricola,

gioielli e capi di abbigliamento, letti e mobili, ceramiche e legno, impianti e macchine per fare qualunque lavorazione,

di tutto insomma.

Tutte queste Aziende hanno l'esigenza di comunicare la loro struttura produttiva ed il loro prodotto,

due situazioni in cui il fotografo non è strettamente indispensabile, ma è spesso la soluzione migliore.

Le foto per un catalogo o un dépliant non sono molto diverse dalle foto che servono per il sito

o da quelle da allegare ad un preventivo via mail.

Una lunga esperienza mi facilita molto per consigliare la sequenza di foto migliore per descrivere

la struttura produttiva , sede, uffici e progettazione, linee di produzione, controlli di qualità,

personale e mansioni, magazzini, organizzazione della logistica , fino a descrivere

la filosofia aziendale di cura del prodotto e rapporto col cliente.

Arriviamo così al risultato di tutto questo proceddo : il prodotto finale.

Alcuni, per dimensione, peso e facilità di movimento, si possono fotografare in studio.

E' meglio, perchè le luci sono gestibili più facilmente, ed i controlli dello scatto possibili in tempo reale.

Altre volte invece ( un trattore, o un pistone idrailico di vari quintali o cose comunque problematiche)

è necessario fotografare in loco.

Niente di impossibile, si allestisce il set nella sede del committente , e le foto si fanno senza

spostare i prodotti, la resa finale è comunque ottima.