Io lavoro qui, da molto tempo, Direzionale 70 a Modena,  laggiù, là in fondo, sulla  a destra c'è il mio studio.

Conosco questi palazzi in tutte le viste ed in tutte le luci, li ho fotografati un sacco di volte, ma non ho mai visto una foto così bella e densa di pathos.

Sono edifici dal progetto architettonico datato, anno 70, ma affascinavano appena costruiti, avveniristici ed arditi, piantare una serie di torri a nove piani su un terreno paludoso richiede coraggio tanto che hanno fatto un gigantesco catino di cemento che porta tutto il palazzo e galleggia sui fanghi; Modena non è sulla roccia, il pantano era morbido e comodo per la Via Aemilia dell'antica Roma, ma non regge i grattacieli.

Poi però con gli anni la società è cambiata, troppi spazi aperti, angoli nascosti e fuori controllo , la sensibilità ecologica ci ha fatto guardare con orrore le dispersioni termiche di tutto quel vetro, e quanto costa scaldare e raffreddare, poi la gente ci si perde, ed alla fine l'atmosfera Bronx ha preso il sopravvento.

L'autore della foto non sono io, ma la Dasha di Inlinea Centro Estetico, Dagmar Duchackova Marzani è il nome completo, anche se al Direzionale 70  per tutti è "la Dasha di Inlinea". Fotografa con una Sony impegnativa, performante e con le ottiche giuste, si è fatta il suo bravo corso di fotografia serio, e sperimenta in continuazione. Merita tutti gli applausi.

Guardo questa immagine e mi domando perchè mi piace. L'atmosfera è cupa e pesante, forse rende bene l'idea di cosa stiamo passando in questo 2020 impossibile da prevedere, fosche prospettive interrotte soltanto dalle luci di un centro commerciale che ci fornisce la prima urgenza , quella alimentare, col ricordo delle resse ed accaparramenti del primo lockdown e di pochi uffici. Poi i colori non ci sono, niente di allegro, una bicromia perfetta e molto austera, il giallo ed il suo contrario, blu, viola sporchi entrambi,  poi quell'affannarsi di piccole macchine, noi. Sì rende bene l'idea.

Curiosa, coraggiosa, determinata e puntigliosa, ovviamente amante della fotografia, Dasha viene dalla Cekia, quella Nazione che, come molti altri paesi dell'Est, ha una diffusa pratica, cultura e sensibilità, fotografica, e che già mi ha regalato il mio Fotografo preferito, Jan Saudek , quello delle visioni appoggiate , con una vena di simpatica follia, su una fantasia sfrenata, tecnica rocambolesca, set spesso astrusi, un lato terreno svelato senza pudori, provocazioni a tutto spiano. Insomma, il Fotografo che più mi piace e mi diverte, da grande forse cercherò di imitarlo. Voi comunque date un'occhiata alle sue foto, che meritano !

Sto scherzando, ma in realtà ho sempre amato moltissimo vedere belle foto fatte da chiunque, fotografo di mestiere o appassionato; mi piace vedere belle menti e belle realizzazioni, ed i miei complimenti sono sempre soddisfatti e sinceri, senza la minima traccia di invidia o frustrazione. 

La Fotografia è una bella cosa, se hai sensibilità, la fantasia e soprattutto la capacità di Vedere mentre guardi, e magari hai pure qualcosa da dire; il lato tecnico, secondo me, è sempre più secondario, ormai ci pensano gli automatismi e tutt'al più Photoshop , ma se non sai sentire, se non sai emozionarti e non hai nulla da dire difficilmente mi farai vedere una bella foto.

Brava Dasha ! 

Ero un giovane fotografo alle prime armi, studio aperto da poco e sogni di un avvenire interessante ed avventuroso.

Il réportage era un tipo di servizio abbastanza comune, oltre che lavoro era un'occasione per vivere storie ed ambienti altrimenti inaccessibili.

Un giorno telefona un’Agenzia di Pubblicità, stasera dobbiamo dare le foto a due piloti, ragazzi emergenti che promettono bene.

Giacobazzi Vini è lo sponsor assieme ad un produttore di carni ed al Consorzio del Parmigiano Reggiano.

Siamo al Montana, il ristorante dove va spesso Enzo Ferrari; lui stasera non c’è ma il pilota della Formula 1 è suo, appena arrivato in Ferrari.

Cena strepitosa, al Montana ancora oggi si mangia decisamente bene, l’Emilia a tavola non è uno scherzo, Mr. Giacobazzi si era portato il vino, e su tutto il resto non si discuteva, né allora né oggi.

Nel dopocena, macchine fotografiche al lavoro, la gloriosa Hasselblad 6x6 , diapositive e negativi  in tutti i caricatori,  ed il parco di flash al completo è pronto  per l’invasione della sala,  con spot, bank e diffusori, cavalletti, cavi.

I due giovinastri  sono finalmente a mia disposizione, in mano mia.

Mentre scatto cerco di conoscerli un po’, come faccio sempre. Uno è Walter Villa, a Modena è già famoso, corre in moto, pilota di gran classe, finalmente ha trovato lo sponsor che merita; l’altro è un canadese con la faccia da ragazzino, appena sbarcato a Maranello, timido e simpatico, si chiama Gilles , Gilles Villeneuve. Una caratteristica comune che mi stupisce sempre è la gentilezza e disponibità umana e professionale, gli esploratori dei limiti estremi raramente sono arroganti ed altezzosi.

Entrambi sopportano stoicamente la foto con la bottiglia di Lambrusco, e poi col bicchiere per un brindisi, poi quella  con  la bisteccona  ed alla fine con l’immancabile spicchio di Parmigiano; decine e decine di scatti, dài sorridi, fai un’espressione convincente, mostra entusiasmo.

Mi vergogno un po’ a strapazzarli così , sono entrambi stanchissimi, giornata di viaggi, riunioni, contratti, firme, impegni, aspettative,  tutte cosette che ti stressano, ma la foto deve essere quella giusta.

Oggi trovo per caso su internet una foto di quei giorni, il mood è lo stesso, non è mia,  la pubblico come riferimento storico ma forse più sentimentale, un pretesto per parlare, ricordare, rimpiangere,  con scuse e complimenti all’autore che non conosco.

Per me, ma credo per tanti, un amarcord che commuove, «muor giovane colui che gli dei amano» .

I due ragazzi, che ora tragicamente ci hanno lasciato, ne hanno fatta di strada…

Questa storia ha inizio nel periodo di lockdown per Covid, tutti chiusi in casa, possibili solo frequentazioni strettamente lavorative, certificazioni e documenti a non finire, lo ricordiamo bene tutti.

Un grande concessionario Ferrari, Niki Hasler di Basilea, ed un esperto in vernici, Mauro Barbieri, stavano iniziando un'impresa che pareva impossibile.

Hanno voluto realizzare un campionario di vernici in acrilico termoplastico di nuova concezione, che sostituiva le vecchie vernici acriliche non più permesse dalla legge a causa del diluente alla nitro.

Per fare questo hanno radunato una serie di mazzette-colore d'epoca, soprattutto Ferrari, ma anche Lamborghini, Maserati, Alfa Romeo, De Tomaso, Iso-Rivolta, introvabili per i collezionisti, salvo qualche esemplare reperibile nelle aste a prezzi elevatissimi.

Oltre a queste sono apparsi anche alcuni rarissimi campionari di pelli per interni Ferrari e Maserati.

L'istinto del fotografo è sempre quello di documentare le cose raramente visibili, di tempo ne avevo in quantità, per cui ho cominciato a fotografarle.

Foto come queste non sono semplici da fare.

Per iniziare ho deciso che tipo di luce avrei usato : una sola torcia flash di potenza elevata, senza diffusore, luce puntiforme, ad imitazione di quella del sole in una giornata serena estiva, quella che, nelle nostre latitudini mediterranee, c'è alle ore 11,00 .

Poi le superfici delle mazzette erano incurvate dal tempo, lucide, ed ovviamente piene di riflessi, cosa che ha comportato una lunghissima serie di aggiustamenti per trovare l'angolo, il grado ed il centimetro esatti per annullare i riflessi.

Tutto sommato, una ripresa lunga e difficile, ma il bello doveva ancora arrivare.

Infatti abbiamo avuto un'idea bella quanto complicatissima: riportare i codici dei colori sulla parte anteriore del campione, codici che in realtà sono stampati sul retro.

Erano possibili errori di trascrizione, che sarebbero stati sicuramente fonte di guai, non puoi sbagliare il colore di un'auto da milioni di euro per un codice scritto male, pertanto ho ovviato fotografando i codici, selezionando e ritoccando le scritte, che ho applicato poi sul colore. Nessuna digitazione di lettere e numeri.

Tutto molto bello, ma è stato un lavoro immane, abbondantemente più di mille ore.

A questo punto era inevitabile  raccogliere tutte le foto in un libro, che richiamasse anche i protagonisti e Modena, il cuore della Motor Valley.

Da qui in poi alcuni collezionisti o super esperti di auto d'epoca hanno cominciato a chiedermene una copia, ed ho deciso di rendere pubblica la cosa.

Non è un table-book decorativo, il costo è elevato ( oltre mille ore di lavoro pesano...) ma chi lo ha preso era estasiato, ed almeno l'orgoglio di aver fatto una cosa unica ed irrepetibile ce l'ho !

A modo suo, è fotografia creativa anche questa.

(Ps: se qualcuno lo vuole, ovviamente mi scriva)

Uno dei luoghi più inaccessibili : Acciaieria di Rubiera durante una colata.

Inaccessibile, non facile da fotografare, ed anche pericoloso.

Devi fotografare dietro ad uno spesso vetro di sicurezza, se uscissi, vietatissimo, saresti bersagliato da frammenti di metallo incandescente, e sicuramente qualche proiettile di fuoco colpirebbe la lente frontale del tuo prezioso grandangolo.

Nella foto ho cercato di descrivere l'imponenza e la violenza dello spettacolo, emozionante.

Newsletter Eleco

Oggi mi piace parlare di un bel servizio fotografico che ho realizzato.
Mi ha dato soddisfazione perchè erano molte le difficoltà che si presentavano, pur essendo il contesto molto stimolante.
Primo problema è stato capire quale fosse il messaggio che Eleco, l'Azienda committente, voleva trasmettere, processo che non avevo mai visto, tutto da scoprire ed analizzare.
Secondo complesso problema è stato quello di dover creare immagini che lo traducessero e sintetizzassero, necessariamente poche perchè una pubblicazione non è un album di mille foto, si usano solo quelle che servono.
Problema finale è stato il dover frenare la voglia di scattare una grande quantità di immagini "decorative" , mentre era necessario spiegare minuziosamente e con precisione con le foto tutte le caratteristiche della lavorazione. Qui è stato necessario un grosso sforzo per frenare la fantasia e per ragionare freddamente.
Possibilità di abbellimento ? Nessuna, per cui devi giocare con quello che c'è, cercando ordine e pulizia rigorosi, prospettive e semplicità.
Luce ? Prendi quella che c'è in quel momento di quel giorno, e la interpreti e sfrutti come meglio riesci, mettere luci aggiuntive, flash di una robusta potenza, avrebbe comportato tempi e costi improponibili.
Naturalmente una buona mano è stata data da chi alla fine ha selezionato ed impaginato.

 

REALTA_AUMENTATA_E_QUADRI_ELETTRICI.pdf

Sottocategorie

Siamo a Modena, al centro della Motor Valley, fin dal giorno in cui Enzo Ferrari aveva in mente soltanto un progetto di auto.

La passione per la meccanica e le costruzioni è di casa, nel sangue, come in tutta l'Emilia Romagna.

Inevitabile che tante Case Italiane costruttrici di auto sportive siano nate qui e poi si siano concentrate

in quello che è diventato un vero e proprio distretto dell'Automotive.

Col passare degli anni poi, con la pratica diretta, si sono create delle conoscenze, soprattutto tecniche

ma anche estetiche, delle caratteristiche costruttive di ogni singolo modello prodotto.

Le maestranze così formate hanno poi trasmesso questa forma di cultura alle generazioni successive,

spesso di padre in figlio, o da maestro agli allievi di bottega, creando un fenomeno di competenze uniche 

ed inimitabili, in un ambito ristrettissimo di addetti ai lavori e di veri e propri referenti storici.

Tutto questo ha fatto in modo che attualmente i restauri di livello altissimo siano possibili 

solo qui piuttosto che in altre parti del mondo.

Quelli bravi ci sono anche in Inghilterra o nel Texas, o in altri posti, vero, ma qui è diverso.

Qui ci sono le radici, storiche e culturali, legate alle abilità artigianale ed all'esperienza diretta.

Il mio mestiere in questo settore nasce da quando frequentavo , come normalissimo lavoro,

le "fabbriche" , Ferrari, Maserati, Lamborghini, Bugatti, De Tomaso, fotografando

stabilimento, linee di produzione , motori, sale di prova, e spesso anche i prototipi segretissimi.

Poi col passar degli anni sono cominciati i restauri, ed è nata la necessità di documentare

quante e quali lavorazioni vengono fatte su un'auto, e soprattutto da chi e come.

Questa perfezione, qualità maniacale ed esasperata, spesso superiore a quella delle originali linee di produzione,

non  si vede più quando l'auto è finita e splendente, è nascosta, ma può far aumentare di molto il valore dell'auto.

Lo shooting sull'auto finita è il momento successivo,inevitabile , ed anche, fotograficamente, quello più entusiasmante.

Spesso però, purtroppo, nulla di quanto scattato è pubblicabile. Dura lex sed lex.

Le auto sono di proprietà di collezionisti, la cui privacy deve essere rispettata in modo assoluto,

per cui posso pubblicare raramente, quello che si può, con tutte le autorizzazioni del caso .

 

 

 

Se si può affermare che la tecnologia dell'Industria Italiana è eccellenza mondiale,

quella di Emilia Romagna e di Modena non è da meno.

Conosco e frequento molte Aziende, che producono le cose più varie.

Dalla cucina alla moto, dal ferro da stiro alla stampante di codici a barre, dal biomedicale alla macchina agricola,

gioielli e capi di abbigliamento, letti e mobili, ceramiche e legno, impianti e macchine per fare qualunque lavorazione,

di tutto insomma.

Tutte queste Aziende hanno l'esigenza di comunicare la loro struttura produttiva ed il loro prodotto,

due situazioni in cui il fotografo non è strettamente indispensabile, ma è spesso la soluzione migliore.

Le foto per un catalogo o un dépliant non sono molto diverse dalle foto che servono per il sito

o da quelle da allegare ad un preventivo via mail.

Una lunga esperienza mi facilita molto per consigliare la sequenza di foto migliore per descrivere

la struttura produttiva , sede, uffici e progettazione, linee di produzione, controlli di qualità,

personale e mansioni, magazzini, organizzazione della logistica , fino a descrivere

la filosofia aziendale di cura del prodotto e rapporto col cliente.

Arriviamo così al risultato di tutto questo proceddo : il prodotto finale.

Alcuni, per dimensione, peso e facilità di movimento, si possono fotografare in studio.

E' meglio, perchè le luci sono gestibili più facilmente, ed i controlli dello scatto possibili in tempo reale.

Altre volte invece ( un trattore, o un pistone idrailico di vari quintali o cose comunque problematiche)

è necessario fotografare in loco.

Niente di impossibile, si allestisce il set nella sede del committente , e le foto si fanno senza

spostare i prodotti, la resa finale è comunque ottima.